Il Concilio “ha parlato di Dio”; la domenica è “inizio” della
settimana
Benedetto
XVI al clero romano, “lavorare perché il vero Concilio vinca”
“Lavorare perché il vero
Concilio, con la forza dello Spirito Santo, agisca e sia rinnovata la Chiesa”.
Si è concluso con questo invito l’ultimo discorso del Papa al clero romano,
pronunciato come di consueto interamente a braccio. “Speriamo che questo Concilio
vinca”, ha auspicato il Papa, che nella parte finale del suo discorso si è
soffermato sul confronto tra quello che è stato il Concilio Vaticano II “reale”
e il “Concilio virtuale” che è stato raccontato dai media.
“Io, ritirato nella
preghiera, sarò sempre con voi, nella certezza che vince il Signore”, ha
assicurato Benedetto XVI, salutato sia al suo ingresso in Aula Paolo VI,
affiancato dal card. Vallini, sia al termine delle sue parole, da un lungo e
caloroso applauso dei presenti. Anche all'inizio del suo discorso, il Papa
aveva fatto riferimento alla sua nuova situazione di vita, dopo la sua rinuncia all'esercizio del ministero di successore di Pietro: “Anche se mi ritiro in
preghiera sono sempre vicino a tutti voi”, ha garantito ai suoi sacerdoti, “e
sono sicuro che anche voi siete vicini a me. Anche se per il mondo rimango
nascosto”.
“Il Concilio dei
padri” e il “Concilio dei media”: questi i due binari su cui il Papa si è
soffermato nell'ultima parte del suo discorso, a suggello dei ricordi personali
filtrati attraverso la filigrana dei documenti conciliari, ripercorsi nelle
loro grandi tematiche.
Il “Concilio dei
media”; ha spiegato, è “quasi un Concilio a sé”, e “il mondo ha percepito
quello dei media, e non quello dei padri”, che era “il Concilio della fede che
cerca di comprendere i segni di Dio e di rispondere alle sfide” di quel
momento, di “trovare nella Parola di Dio” i mezzi adeguati per rispondere.
Il “Concilio dei
giornalisti”, ha osservato il Papa, si svolgeva “fuori” dalla Chiesa: “Per i
media, il Concilio era una lotta politica, di potere tra i diversi poteri della
Chiesa”. Di qui la “banalizzazione dell’idea del Concilio”, per di più
“accessibile a tutti”. Tutto ciò, per il Papa, “ha creato tante calamità,
problemi, miserie. Seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata.
Il vero Concilio ha
avuto difficoltà a realizzarsi. Il Concilio virtuale è stato più forte del
Concilio reale”. “Ma la forma reale era presente, e sempre più si realizza come
vero rinnovamento della Chiesa”, ha assicurato Benedetto XVI spostando lo
sguardo all'oggi.
Spesso si è accusato
il Concilio di non aver parlato di Dio: invece, il Concilio “ha parlato di
Dio”, perché il suo “primo atto” è stato di “aprire tutto il popolo santo” alla
liturgia, attraverso la riforma liturgia, portando a compimento un processo
cominciato già da Pio XII. Il tema dell’“unica liturgia” è stato quello
affrontato per primo dal Papa, nel suo discorso di oggi al clero romano.
Il Concilio, secondo
Benedetto XVI, ha fatto “molto bene” ad affrontare per prima la questione della
riforma liturgica, perché così ha affermato “il primato di Dio, il primato
della rivelazione”. Il mistero pasquale, in questo modo, diventa il paradigma
dello stile del cristiano e del “tempo cristiano, espresso nel tempo pasquale e
domenicale, giorno della Resurrezione del Signore”.
“Peccato che oggi - la
denuncia del Papa - la domenica si sia trasformata nel fine settimana, mentre è
l’inizio della creazione e dell’incontro con Cristo Risorto”.
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