II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia
con le celebrazioni del Triduo pasquale, abbiamo vissuto un momento di fede e di Grazia davvero intensi. La Pasqua è per i cristiani il fondamento della nostra fede e il centro di tutto l’anno liturgico.
Dalla Pasqua di Cristo prende forma e significato tutto il cammino cristiano. Celebrazioni che non sono eventi storici da ricordare, ma realtà in cui, attraverso la liturgia, rinnoviamo e rendiamo presente l’azione di Grazia del Signore nella nostra vita. Facciamo tesoro di quanto abbiamo celebrato e viviamo con impegno e buona volontà
la nostra identità di nuove creature, amate e redente dal Signore.
Invito tutti quindi a celebrare la fede anzitutto con la partecipazione alla S.Messa domenicale, Pasqua della settimana. L’impegno e la fedeltà alla preghiera personale, all'ascolto della Parola di Dio e alla catechesi. Non da ultimo, il sacramento della confessione, almeno una volta la mese. Fede che deve tradursi e manifestarsi in un autentico stile di vita ispirato al Vangelo, accogliendo e vivendo il comandamento che Gesù ci ha lasciato:
”Amatevi come io ho amato..”
In questo mese di Aprile, come comunità cristiana, intensificheremo il cammino di preparazione per i bambini e i ragazzi che riceveranno i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Confessione, Comunione e Cresima). E’ sempre un invito a sentirci tutti coinvolti nell'impegno della trasmissione della fede. Tutti, dicevo, ma in modo particolare le famiglie, quale prima cellula dell’evangelizzazione.
Prosegue inoltre la benedizione delle case. E’ davvero una bella occasione di incontro e di conoscenza di tutte le persone della nostra parrocchia. E’ un modo per pregare insieme e portare nelle case e nelle nostre famiglie la benedizione del Signore.
Invito tutti poi a tenere presente il momento formativo che viene proposto, in una serie di 4 incontri, dal Dott. Claudio Stefanelli sulle costituzione dogmatiche del Concilio Vaticano II.
Verso la fine del mese prenderà il via il “corso” per gli animatori del Grest. Inoltre, cominceremo a pensare alla struttura e all'organizzazione del campo-scuola che si terrà il prossimo Luglio. Insomma, il cammino parrocchiale è sempre intenso e offre varie possibilità di crescita spirituale. Sentiamoci uniti, partecipi e protagonisti, cercando anche di offrire, se fosse possibile, il nostro
tempo, le nostre qualità ed energie per qualche servizio all'interno della parrocchia o in oratorio.
Termino ringraziandovi ancora per il dono delle 4 Casule per il mio compleanno. Un regalo molto gradito e significativo. Grazie ancora e buon cammino nella luce e nella pace del Signore Risorto
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica di Pasqua
” Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Non è qui, è risorto...”.
è Pasqua. Il Signore è Risorto. Sentiamo risuonare nel nostro cuore l’annuncio degli angeli di fronte al sepolcro vuoto e allo smarrimento delle donne accorse per portare gli aromi e ungere la salma di Gesù: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto".
La tomba vuota è il primo segno della risurrezione di Cristo, anche se la sua presenza non viene percepita immediatamente da chi corre alla tomba. Saranno poi le apparizioni del Risorto a dare la prova certa del’evento. L’annuncio gioioso di Pasqua che oggi la Chiesa proclama davanti al mondo è questo: Gesù è risorto, è vivo, è in mezzo a noi. Si tratta di un annuncio antico, ma sempre nuovo, perché, ogni anno, torna a squarciare la notte oscura di un mondo ferito dal peccato, del non senso, della mancanza di speranza.
Cristo risorto offre a tutti noi la possibilità di una vita nuova. Una vita liberata dal male e aperta all'azione vivificante dello Spirito Santo. Una vita restituita alla sua Grazia originaria, capace di aprirsi a Dio e di vivere quell'amore verso il prossimo, che è carità, che Gesù stesso ha riversato nei nostri cuori. La realtà della Risurrezione di Gesù spalanca le porte dell’eternità,ma ci offre la possibilità di una vita nuova, una vita buona nel “qui ed ora” del nostro tempo. Lasciamoci coinvolgere da questo evento che ha dato inizio alla vita cristiana, che è il fondamento della nostra fede.
La presenza viva di Cristo in mezzo a noi doni pace e gioia nello Spirito santo, ci faccia superare le paure, offra speranza per la vita e conforti il dolore e la sofferenza di molti. A questo proposito mi piace ricordare e condividere con voi le parole pronunciate nelle celebrazione delle Palme dal caro Papa Francesco quando ha detto:
“Anche noi abbiamo accolto Gesù; anche noi abbiamo espresso la gioia di accompagnarlo, di saperlo vicino, presente in noi e in mezzo a noi, come un amico, come un fratello, anche come re, cioè come faro luminoso della nostra vita. Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi. E’ il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino. E così oggi lo abbiamo accolto. E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia!
Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù!
Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”.
Anche nome di don Emilio auguro una S.Pasqua lieta e ricca di quei doni spirituali di cui ciascuno sente e avverte il bisogno nella propria vita.
AUGURI!!!
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 24 marzo 2013 - Domenica delle palme
con la celebrazione della Domenica delle palme, entriamo nella Settimana Santa, durante la quale la Chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita. Siamo tutti invitati a celebrare con attiva partecipazione e intensità di fede questi giorni che segnano il centro di tutto l’anno liturgico e della nostra vita cristiana. Celebrando nella liturgia i misteri della Passione e morte del Signore, siamo chiamati a rinnovare tutta la nostra vita e compiere in noi il passaggio dalla morte al peccato alla risurrezione nella vita nuova che il Signore ci dona con la sua Grazia,con la forza e la dolcezza del suo Santo Spirito.
In questi giorni è opportuno accostarsi a ricevere il sacramento della riconciliazione (confessione). Culmine di questa settimana e di tutto l’anno liturgico è il sacro Triduo della Passione e Risurrezione del Signore, in quanto Cristo ha compiuto l’opera della Redenzione degli uomini e della perfetta glorificazione di Dio, dove il Signore “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ci ha ridato la vita”.
Invito tutti ad osservare gli orari delle celebrazioni per vivere ed essere presenti e partecipi a questo grande momento di Grazia. Lo ricordo e lo ribadisco: celebrare gli eventi in cui Cristo ha dato la vita per noi, non significa ricordare dei fatti storici accaduti tanto tempo fa,ma nella liturgia noi rinnoviamo, rendiamo cioè ancora vivi gli effetti della redenzione operata da Cristo nei nostri confronti.
Non è quindi un ripetere dei gesti, ma renderli presenti ed efficaci qui ed ora, per la nostra vita. Sia per tutti allora la settimana che si apre, davvero una settima santa, dove celebrando la Passione, morte e Risurrezione del Signore, possiamo rinnovare la nostra vita nella fede, nella carità e nella speranza. Possa il Signore risorgere nei nostri cuori, nella pieghe del nostro quotidiano vivere, perché liberati dal male sappiamo vivere con gioia e nella pace vera la nostra vita cristiana.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 17 marzo 2013 – V domenica di quaresima
volevo riportare e condividere con voi una riflessione di mons. Bruno Forte, intorno all’importanza e al valore della preghiera. La riporto:
”Mi chiedi: perché pregare? Ti rispondo: per vivere.
Sì: per vivere veramente, bisogna pregare. Perché? Perché vivere è amare: una vita senza amore non è vita. È solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato dall’amore. Come la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è raggiunta dai raggi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall’amore.
Ora, l’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con l’amore di Dio, il più grande e ver più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità.
Pregando, ci si lascia amare da Dio e si nasce all’amore, sempre di nuovo... Mi dici: ma io non so pregare! Mi chiedi: come pregare? Ti rispondo: comincia a dare un po’ del tuo tempo a Dio.
Fissa tu stesso un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente, ogni giorno, quando senti di farlo e quando non lo senti. Cerca un luogo tranquillo, dove se possibile ci sia qualche segno che richiami la presenza di Dio (una croce, un’icona, la Bibbia, il Tabernacolo con la Presenza eucaristica…). Raccogliti in silenzio. Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tumulto: non aver paura di dirGli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo dolore, il tuo peccato e la tua incredulità... Tutto questo, mettilo nelle mani di Dio: ricorda che Dio è Padre che tutto accoglie, tutto perdona, tutto illumina, tutto salva. Ascolta il Suo Silenzio: non pretendere di avere subito le risposte. Persevera.
Non pretendere di afferrare Dio, ma lascia che Lui passi nella tua vita e nel tuo cuore, ti tocchi l’anima. Vedrai che di appuntamento in appuntamento la tua fedeltà sarà premiata, e ti accorgerai che piano piano il gusto della preghiera crescerà in te, e quello che all’inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello.
Capirai allora che ciò che conta non è avere risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nella preghiera sarà poco a poco trasfigurato. Così, quando verrai a pregare col cuore in tumulto, se persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pregato non avrai trovato risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come neve al sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di Dio e di lasciarti condurre docilmente da Lui, dove Lui ha preparato per te. Sappi, tuttavia, che non mancheranno in tutto questo le difficoltà. Lasciati amare da Dio: come una goccia d’acqua che evapora sotto i raggi del sole e sale in alto e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così lascia che tutto il tuo essere sia lavorato da Dio. Pregando, s’impara a pregare, e si gustano i frutti dello Spirito che fanno vera e bella la vita: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Pregando, si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio.Pregando, si vive.
Pregando, si ama.”
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 10 marzo 2013 – IV domenica di quaresima
il cammino della Quaresima giunge ormai a metà percorso. La Pasqua è più vicina. E’ la liturgia stessa che ce lo ricorda, presentando la IV Domenica di Quaresima come la Domenica “Laetare”. Un termine latino che significa rallegrati, che è quindi invito alla gioia. Gioia che riconosciamo dal fatto che siamo amati e perdonati dal Signore:è questa la motivazione fondamentale che spinge il cristiano a gustare a custodire la gioia e la pace del cuore.
Il testo della parola di Dio di questa Domenica è la celebre e assai nota parabola del Padre misericordioso, più comunemente conosciuta come la parabola del Figliol Prodigo. Un testo splendido che ci fa capire il vero volto di Dio, il suo cuore di Padre che sa amare senza misura, perché è un amore più forte del peccato, capace di accoglierci nonostante le nostre debolezze, i nostri rifiuti o il nostro orgoglio e la nostra autosufficienza. Un testo che ci ricorda che quando la nostra vita si allontana da Dio, diventa misera e fallimentare. Solo in Dio troviamo pace e pienezza di vita. Solo in Dio la nostra esistenza ha un volto ed un significato. Un brano che però ci ricorda anche il nostro impegno ad attuare il perdono nella nostra vita. Impegno che dobbiamo vivere in quanto amati e perdonati dal Signore. Perdonare significa accogliere l’amore del Signore e testimoniarlo davvero in maniera autentica, con gesto che mirino all'unità e alla riconciliazione, riconoscendo che è proprio dal perdono che scaturisce la vita nuova, che il Signore Gesù ci ha donato.
Un modo concreto per sperimentare il perdono di Dio, e quindi la gioia della salvezza. è il sacramento della Riconciliazione (confessione). Vi invito sempre a considerarlo come un momento di Grazia, dove insieme al perdono ricevuto e accolto, il Signore ci rigenera e donandoci la sua Grazia, dona nuovo slancio alla nostra vita. E’ bene confessarsi una volta al mese. Ricordo che io e don Emilio siamo sempre a disposizione tutti i Sabati dalle 16.15 alle 17.15. L’ultimo sabato del mese anche al mattino e nel pomeriggio. E comunque chiunque avesse bisogno basta chiedere e siamo a disposizione.
Cari parrocchiani proseguiamo il nostro cammino di conversione verso la Pasqua, con la rinnovata convinzione nella fede che il Signore ci ama e vuole lui per primo la nostra salvezza e la nostra gioia, donataci con la sua morte e la sua risurrezione.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 3 marzo 2013 – III domenica di quaresima
Tuttavia,al di là della portata
emotiva che ha rivestito tale saluto,credo sia opportuno considerare le parole
di Benedetto XVI, che possono davvero aiutarci nel nostro percorso spirituale della
Quaresima.
“Cari fratelli e sorelle!
Grazie per il vostro affetto!
Oggi, seconda domenica di
Quaresima, abbiamo un Vangelo particolarmente bello, quello della
Trasfigurazione del Signore. L’evangelista Luca pone in particolare risalto il
fatto che Gesù si trasfigurò mentre pregava: la sua è un’esperienza profonda di
rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesù vive su
un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli
sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro (Lc 5,10;
8,51; 9,28).
Il Signore, che poco prima
aveva preannunciato la sua morte e risurrezione (9,22), offre ai discepoli un
anticipo della sua gloria. E anche nella Trasfigurazione, come nel battesimo,
risuona la voce del Padre celeste: «Questi è il figlio mio, l’eletto;
ascoltatelo!» (9,35).
La presenza poi di Mosè ed
Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, è quanto mai
significativa: tutta la storia dell’Alleanza è orientata a Lui, il Cristo, che
compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di
Mosè, ma verso il Cielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, è bello per noi
essere qui» (9,33) rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale
esperienza mistica.
Commenta sant’Agostino:
«[Pietro]…sul monte…aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto
scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di
sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa
condotta?» (Discorso 78,3: PL 38,491).
Meditando questo brano del
Vangelo, possiamo trarne un insegnamento molto importante. Innanzitutto, il
primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della
carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo
alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita
spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue
contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione
riconduce al cammino, all’azione. «L’esistenza cristiana – ho scritto nel
Messaggio per questa Quaresima – consiste in un continuo salire il monte dell’incontro
con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in
modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3).
Cari fratelli e sorelle,
questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo
momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a
dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non
significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché
io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con
cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e
alle mie forze.
Invochiamo l’intercessione
della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella
preghiera e nella carità operosa.”
Accogliendo queste parole del
Papa,le vogliamo fare nostre e viverle nel quotidiano cammino di vita
cristiana.
Cordialmente,
Don Nunzio
Domenica 24 febbraio 2013 - II domenica di Quaresima
siamo tutti un po’ scossi dalla notizia delle dimissioni del santo Padre il Papa. Le reazioni della stampa e degli opinionisti si susseguono a raffica, esprimendo posizioni differenti e a volte esageratamente azzardate. Al di là di ogni considerazione, noi vogliamo dire il nostro grazie a Benedetto XVI per essere stato in questi otto anni di pontificato guida sicura e testimone di vita cristiana. Mentre riconosciamo nel suo gesto un grande segno di umiltà e coraggio, lo vogliamo ricordare con affetto filiale nella preghiera. A questo proposito, riporto le parole del Santo Padre pronunciate lo scorso 13 Febbraio nella udienza del Mercoledì delle ceneri, dove spiega in maniera chiara e sofferta il motivo della sua decisione:
”Cari fratelli e sorelle, come sapete - grazie per la vostra simpatia! - ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005.
Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede.
Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e per la preghiera con cui mi avete accompagnato. Grazie! Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni, per me non facili, la forza della preghiera, che l’amore della Chiesa, la vostra preghiera, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà”.
Mentre accogliamo quanto il Papa ha pensato e deciso, non dimentichiamo, come lui ci ha indicato, di pregare per la Chiesa. Riconosciamo che essa è stata voluta da Cristo ed è sostenuta dalla Spirito Santo: non dobbiamo temere. Impariamo ad amarla, a considerarla come il luogo e lo spazio in cui crescere nella vita cristiana. Non dimentichiamo poi che noi tutti,in quanto battezzati,siamo Chiesa,cioè il popolo di Dio,amato e redento dalla Croce e Risurrezione di Cristo. Sentiamoci protagonisti e responsabili della testimonianza cristiana che dobbiamo recare con la nostra vita di fede. E’ anche dal nostro impegno,dalla nostra fedeltà personale alla Parola di Gesù che dipende la bellezza e la fecondità spirituale della Chiesa stessa.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 17 febbraio 2013 - I domenica di Quaresima
la Quaresima che da pochi giorni abbiamo iniziato è un percorso spirituale che ci conduce alla Pasqua. Attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, le opere di carità e la penitenza, siamo invitati a convertirci, a rendere cioè la nostra vita conforme al Vangelo di Gesù, compiendo ogni giorno con disponibilità la volontà di Dio.
Tra gli altri, la Quaresima ci invita alla moderazione, alla sobrietà, al digiuno (non solo di ordine alimentare). Ma cosa si intende esattamente per digiuno quaresimale e quale è lo scopo? Quale il digiuno prescritto dalla Chiesa?
Quello del digiuno quaresimale rischia talvolta di diventare un impegno vanificato o interpretato a nostro uso e consumo. A volte viene confuso con l’assunzione di “fioretti” che più che avvicinarci al Signore, tendono a nutrire il nostro orgoglio, diventando una sfida con noi stessi. Spesso poi si tralascia di prenderlo in considerazione, perché lo si ritiene una pratica superata, oppure riservata solo ad alcuni addetti ai lavori (monaci o religiosi), non confacente alla gioia del Vangelo. Ci domandiamo dunque quale valore e quale senso abbia per noi cristiani il privarci di un qualcosa che sarebbe in se stesso buono e lecito per il nostro sostentamento o per la nostra vita in genere.
Il digiuno è segno del nostro vivere la Parola di Dio. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio sull'esempio di Cristo che disse: ”Mio cibo è fare la volontà del Padre”. E’ pure segno della nostra volontà di espiazione, capacità di dominio di sé di fronte ai vari appetiti che animano la nostra vita e che, spesso, rischiano di dominarci. Quello consigliato per la Quaresima non si esaurisce solo in ordine al digiuno alimentare,ma questa pratica deve condurci ad astenerci dal peccato, dai vizi, dalle cattive abitudini di cui spesso è avvolta la nostra vita. Pertanto, il digiuno può e deve essere visto come un allenamento alla moderazione, alla sobrietà, alla semplicità. Un esercizio che ci abitua a valutare l’essenziale e a togliere ciò che è di troppo. Il digiuno si accompagna con la temperanza. La disciplina del corpo aiuta lo Spirito, come l’esercizio fisico aiuta e rafforza la capacità di un atleta. Del resto, credo che tutti ce ne rendiamo conto, il corpo appesantito o inebriato non è aiutato al raccoglimento e alla preghiera. L’attenzione a questa pratica evangelica abitua anche ad essere vigilanti, disciplinati e costanti nel vivere il nostro rapporto con il Signore.
Accogliamo allora questo invito, perché la Quaresima diventi per tutti un tempo propizio di conversione e di crescita cristiana.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 10 febbraio 2013 - V domenica del tempo ordinario
Lunedì 11 Febbraio si celebra la Giornata mondiale del malato. Il tema, scelto dall'ufficio nazionale CEI per la pastorale della Salute, recita così: “Il buon Samaritano: Va e anche tu fa lo stesso” (Lc 10,37). Perché questo tema? Perché leggendo questa pagina così conosciuta corriamo il rischio del “sapere già come si deve fare”.
Chi condivide il cammino con una persona ammalata sa invece che il sapere teorico deve umilmente e a volte dolorosamente lasciare spazio al vissuto concreto delle persone. Proprio in questi momenti aumenta la speranza di incontrare sul proprio cammino persone capaci di sostenerci, confortarci, consolarci proprio come è capitato allo sventurato nel Vangelo.
La parabola pone al centro del suo interesse il volto del fratello bisognoso che interpella la nostra carità e la conseguente responsabilità evangelica (la compassione). Per poter giungere ad una relazione autentica e libera con una persona sofferente è importante una conoscenza profonda di sé e l’umiltà di chi ha fatto esperienza che nel proprio cuore è presente anche una parte degli altri due personaggi che nel brano evangelico “vanno oltre”. Il Samaritano, invece, mostra reale compassione, si compromette con lui per divenire vera consolazione. L’invito ad ogni operatore e alle comunità cristiane è di farsi sempre più attenti e capaci di accompagnare spiritualmente le persone ammalate e sofferenti per portare loro la luce e la grazia del Signore. Ricuperiamo l’atteggiamento di solidarietà e di vicinanza cristiana verso tutti coloro che soffrono. In questo anno della fede sentiamoci tutti pronti e impegnati a riconoscere, in quanti chiedono il nostro amore, il volto del Risorto. La Quaresima, che si apre Mercoledì 13 Febbraio,segni per tutti noi un tempo di Grazia e di conversione. Attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, la carità e l’impegno penitenziale impegnamoci a rinnovare la nostra fede e a rendere così la nostra vita sempre più cristiana, cioè costruita sul progetto che Dio ha su ciascuno di noi.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 3 Febbraio 2013 - IV domenica del tempo ordinario
celebriamo in questa prima Domenica di Febbraio la XXXV Giornata per la vita. E’ n invito, un occasione per riflettere e pregare intorno al donodella vita, che abbiamo ricevuto dal Signore. Come ogni anno, in questa occasione, c’è un messaggio proposto dai Vescovi italiani che ci aiuta a considerare in modo cristiano questa giornata. Il titolo di tale messaggio è “Generare la vita vince la crisi”. Siamo quindi invitati a prendere consapevolezza e coscienza della bellezza della vita stessa che, nonostante i problemi, le difficoltà, merita di essere vissuta felicemente. Siamo chiamati a darle senso, significato e valore in ogni sua fase e in ogni suo momento.
Riconosciamo che quello che ci è dato con la vita non è una casualità, ma è dono che viene da Dio e pertanto siamo sollecitati a darle un volto, a farne di essa un qualcosa di meraviglioso e significativo per noi e per le persone che ci sono affidate. Diventiamo testimoni della vita costruendola secondo i valori evangelici. A questo proposito, lascio alla vostra lettura e riflessione il celebre inno alla vita di Madre Teresa di Calcutta. Merita di essere considerato e di farlo diventare un programma per la nostra vita:
La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza,ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila. (Madre Teresa di Calcutta)
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 27 Gennaio 2012 - III domenica del tempo ordinario
celebriamo oggi la festa di S. Giovanni Bosco, patrono di tutti i giovani e i ragazzi. E’ pure l’occasione per ricordare e valutare il servizio educativo che l’oratorio può e deve offrire nei riguardi dei ragazzi e dei giovani. La figura e l’esempio di questo santo ci invitano pure a considerare l’importanza e l’impegno educativo che il mondo degli adulti deve riservare nei riguardi delle nuove generazioni.
Attenzione che deve tradursi nel cercare di essere educatori coerenti e credibili. Spero e vi invito a pregare affinché nella famiglia, nell'oratorio, nello sport, nella scuola, i giovani e i ragazzi possano trovare educatori veri e significativi,guide sicure e forti, che diventino aiuto autentico e riferimento stabile per la loro crescita umana e cristiana.
Don Bosco, ci ricorda inoltre che “l’educazione è cosa del cuore e solo Dio ne possiede le chiavi”. L’azione educativa di S.Giovanni Bosco poggia infatti sulla fede che lo ha animato e sostenuto e su di un impianto educativo caratterizzato dal suo progetto pedagogico, meglio conosciuto come il metodo preventivo.
Tra le tante, mi piace ricordare e offrire alla vostra riflessione uno dei pensieri che hanno guidato l’azione educativa di don Bosco: l’amorevolezza.
Questa costituì il supremo principio pedagogico adottato da don Bosco, che faceva notare come non bastasse amare i giovani, ma occorreva che essi percepissero di essere amati. Affidiamo a S.Giovanni Bosco i nostri ragazzi, i giovani, il nostro oratorio, il loro cammino di crescita umana e cristiana.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che si prodigano, a vario titolo, per il bene del nostro oratorio. I catechisti, gli animatori, i volontari del bar e chi si occupa delle pulizie. Invito tutti a considerare il dono che l’oratorio è all'interno del cammino cristiano della parrocchia. Impegniamoci a considerarlo attraverso la nostra partecipazione, il nostro sostegno e l’eventuale servizio che possiamo offrire.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 20 Gennaio 2012 - Solennità di S. Bassiano Vescovo
con la presentazione dei bambini e dei ragazzi che si preparano a ricevere i sacramenti della Riconciliazione,della Prima comunione e della Cresima, vogliamo ritrovare la consapevolezza dell’impegno che ci coinvolge, come cristiani, a trasmettere e ad educare le nuove generazioni nel cammino della fede.
E’ un appello che rivolgo in modo particolare ai genitori cristiani, che sono i primi educatori alla fede dei propri figli.
Inoltre, tutta la comunità cristiana deve avere a cuore questo compito preciso che ci lascia il Signore, cioè quello di testimoniare e comunicare la gioia di essere cristiani.
Non voglio risultare ripetitivo, ma mi preme ricordare che senza un preciso impegno e un cammino concreto, la fede non può crescere ne svilupparsi. La fede non è un vago sentimento religioso, ma una scelta di vita, è accoglienza di un dono datoci da Dio e risposta generosa e docile da vivere nella propria vita. Pertanto è necessario ribadire l’impegno e la partecipazione alla S. Messa domenicale, la preghiera personale, la catechesi, quali momenti essenziali per fare esperienza di Dio, per alimentare la nostra fede.
Non possiamo e non dobbiamo sciupare un dono così grande, che arricchisce, salva e da senso a tutta la nostra vita.
Ricordo che Domenica 20 Gennaio, abbiamo l’opportunità di celebrare la solennità di S.Bassiano, vescovo e patrono della nostra diocesi. Siamo nel corso dell’Anno della Fede e per questo motivo la celebrazione di questa festa costituisce l’occasione per meglio accogliere la proposta che il Santo Padre, il Papa, rivolge a tutta la Chiesa per un rinnovamento della fede personale e del vissuto di fede delle comunità ecclesiali. La festa del Patrono che è il padre della fede della nostra Chiesa diventa occasione privilegiata per compiere passi in questa direzione. Affidiamo all'intercessione di S.Bassiano il cammino cristiano delle nostre comunità e di ciascuno di noi.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 13 gennaio 2012, Battesimo del Signore
con la festa odierna del Battesimo di Gesù, viene portato a compimento il tempo liturgico del Natale. Si tratta di un evento molto importante nella vita terrena di Gesù, riportato fra l’altro da tutti e 4 gli evangelisti, fatto piuttosto raro, e richiamato pure nella predicazione cristiana degli Atti degli apostoli. Gesù, che non aveva motivo di pentirsi di colpa alcuna, ha voluto farsi solidale e vicino a noi fino ad abbassarsi e chinarsi sulle nostre miserie. Soprattutto, però,il Vangelo di oggi narra della grande manifestazione trinitaria: l’apertura del cielo, la manifestazione dello Spirito Santo, la Voce del Padre. E’ l’inizio del ministero pubblico di Gesù, perchè attraverso questa investitura il Signore riceve una sorta di ordinazione messianica, viene riconosciuto e dichiarato dal Padre come Colui che è inviato per salvare le genti. Da questo evento nasce pure la chiamata a vivere il proprio battesimo, consapevoli di possedere lo Spirito di Dio e la vita nuova che ci è donata, comportandoci da figli di Dio per testimoniare la vita divina, la sola verità che rende l’uomo libero. Ci domandiamo allora: come consideriamo il dono del Battesimo nella nostra vita? Cosa significa per noi essere cristiani?
Ricevuto da bambini, accolto come dono insieme alla vita da parte dei genitori, questa realtà deve aiutarci a riflettere sull'importanza e la responsabilità della crescita cristiana, come itinerario che porta ogni credente a diventare discepolo del Signore. Il Battesimo è dono, però chiesto, accolto con responsabilità dai genitori. Il germe divino è chiamato a crescere, fiorire, portare frutto grazie alla cura che in primis i genitori e poi tutta intera la comunità offrono alla nuova creatura. L’impegno quindi ad educare i propri figli alla fede, insegnando loro a pregare e in ogni fase della loro crescita indicando loro la proposta cristiana quale progetto di vita. Una volta portato a maturazione, ogni cristiano deve rendersi consapevole di questo dono, vivendolo. La fede, la vita cristiana è una realtà dinamica, cioè va sempre rinnovata oltre che curata e amata. Essere cristiani non significa vivere una generica bontà, o una religione delle buone maniere, ma custodire e alimentare il dono di Dio che è in noi: lo Spirito Santo. Questo dono cresce e si sviluppa con una scelta di vita, dove Cristo diventa il centro essenziale del nostro essere e agire. Attraverso la vita spirituale, fatta di preghiera, ascolto della Parola, accoglienza dei Sacramenti, impegno nella carità, ci viene donato lo Spirito Santo, che ci dona la forza e la capacità di comprendere e attuare la volontà del Signore. Tale presenza ci rende sensibili a Dio e quindi capaci di gustare la presenza del Signore in mezzo a noi, dentro di noi.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 6 gennaio 2013, EPIFANIA DEL SIGNORE - Solennità
la celebrazione dell’Epifania completa e realizza il grande mistero del Natale. Nella figura dei magi, protagonisti del Vangelo di oggi, sono raccolti tutti i popoli della terra, chiamati ad incontrare Cristo, la luce del mondo, il verbo fatto carne, la salvezza resa visibile: è la celebrazione della manifestazione di Gesù a tutta l’umanità intera, il piano di salvezza di Dio che si rivolge ad ogni uomo della terra.
E’ quindi una festa che ci impegna a pensare alla dimensione missionaria della nostra fede. Gesù, che è dono del Padre, ricevuto e accolto nella nostra vita, non è un tesoro da custodire gelosamente, ma è dono da condividere e annunciare, far conoscere, testimoniare. Per questo motivo oggi la Chiesa ricorda e prega per tutti i missionari, perchè la luce del Vangelo, sia portata e annunciata ad ogni uomo della terra.
Oggi, nell’incontro di preghiera con i ragazzi, porteremo le offerte per la missione di P. Enrico Uggè, frutto delle rinunce compiute durante il cammino dell’Avvento. Inoltre, verrà consegnato un piccolo premio e riconoscimento a tutti coloro che hanno partecipato al concorso presepi.
Sì, il Natale è passato, ma non dobbiamo dimenticare ciò che abbiamo celebrato, vissuto, compreso, sperimentato. La luce che ha illuminato il mondo, suscitando la lode e lo stupore di chi ha visto deve permeare i nostri sentimenti e ci deve portare ad un rinnovato impegno di vita cristiana.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 30 dicembre 2012, SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE - Festa
II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia
con le celebrazioni del Triduo pasquale, abbiamo vissuto un momento di fede e di Grazia davvero intensi. La Pasqua è per i cristiani il fondamento della nostra fede e il centro di tutto l’anno liturgico.
Dalla Pasqua di Cristo prende forma e significato tutto il cammino cristiano. Celebrazioni che non sono eventi storici da ricordare, ma realtà in cui, attraverso la liturgia, rinnoviamo e rendiamo presente l’azione di Grazia del Signore nella nostra vita. Facciamo tesoro di quanto abbiamo celebrato e viviamo con impegno e buona volontà
la nostra identità di nuove creature, amate e redente dal Signore.
Invito tutti quindi a celebrare la fede anzitutto con la partecipazione alla S.Messa domenicale, Pasqua della settimana. L’impegno e la fedeltà alla preghiera personale, all'ascolto della Parola di Dio e alla catechesi. Non da ultimo, il sacramento della confessione, almeno una volta la mese. Fede che deve tradursi e manifestarsi in un autentico stile di vita ispirato al Vangelo, accogliendo e vivendo il comandamento che Gesù ci ha lasciato:
”Amatevi come io ho amato..”In questo mese di Aprile, come comunità cristiana, intensificheremo il cammino di preparazione per i bambini e i ragazzi che riceveranno i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Confessione, Comunione e Cresima). E’ sempre un invito a sentirci tutti coinvolti nell'impegno della trasmissione della fede. Tutti, dicevo, ma in modo particolare le famiglie, quale prima cellula dell’evangelizzazione.
Prosegue inoltre la benedizione delle case. E’ davvero una bella occasione di incontro e di conoscenza di tutte le persone della nostra parrocchia. E’ un modo per pregare insieme e portare nelle case e nelle nostre famiglie la benedizione del Signore.
Invito tutti poi a tenere presente il momento formativo che viene proposto, in una serie di 4 incontri, dal Dott. Claudio Stefanelli sulle costituzione dogmatiche del Concilio Vaticano II.
Verso la fine del mese prenderà il via il “corso” per gli animatori del Grest. Inoltre, cominceremo a pensare alla struttura e all'organizzazione del campo-scuola che si terrà il prossimo Luglio. Insomma, il cammino parrocchiale è sempre intenso e offre varie possibilità di crescita spirituale. Sentiamoci uniti, partecipi e protagonisti, cercando anche di offrire, se fosse possibile, il nostro
tempo, le nostre qualità ed energie per qualche servizio all'interno della parrocchia o in oratorio.
Termino ringraziandovi ancora per il dono delle 4 Casule per il mio compleanno. Un regalo molto gradito e significativo. Grazie ancora e buon cammino nella luce e nella pace del Signore Risorto
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica di Pasqua
” Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Non è qui, è risorto...”.è Pasqua. Il Signore è Risorto. Sentiamo risuonare nel nostro cuore l’annuncio degli angeli di fronte al sepolcro vuoto e allo smarrimento delle donne accorse per portare gli aromi e ungere la salma di Gesù: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto".
La tomba vuota è il primo segno della risurrezione di Cristo, anche se la sua presenza non viene percepita immediatamente da chi corre alla tomba. Saranno poi le apparizioni del Risorto a dare la prova certa del’evento. L’annuncio gioioso di Pasqua che oggi la Chiesa proclama davanti al mondo è questo: Gesù è risorto, è vivo, è in mezzo a noi. Si tratta di un annuncio antico, ma sempre nuovo, perché, ogni anno, torna a squarciare la notte oscura di un mondo ferito dal peccato, del non senso, della mancanza di speranza.
Cristo risorto offre a tutti noi la possibilità di una vita nuova. Una vita liberata dal male e aperta all'azione vivificante dello Spirito Santo. Una vita restituita alla sua Grazia originaria, capace di aprirsi a Dio e di vivere quell'amore verso il prossimo, che è carità, che Gesù stesso ha riversato nei nostri cuori. La realtà della Risurrezione di Gesù spalanca le porte dell’eternità,ma ci offre la possibilità di una vita nuova, una vita buona nel “qui ed ora” del nostro tempo. Lasciamoci coinvolgere da questo evento che ha dato inizio alla vita cristiana, che è il fondamento della nostra fede.
“Anche noi abbiamo accolto Gesù; anche noi abbiamo espresso la gioia di accompagnarlo, di saperlo vicino, presente in noi e in mezzo a noi, come un amico, come un fratello, anche come re, cioè come faro luminoso della nostra vita. Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi. E’ il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino. E così oggi lo abbiamo accolto. E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia!
Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù!
Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”.
Anche nome di don Emilio auguro una S.Pasqua lieta e ricca di quei doni spirituali di cui ciascuno sente e avverte il bisogno nella propria vita.
AUGURI!!!
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 24 marzo 2013 - Domenica delle palme
con la celebrazione della Domenica delle palme, entriamo nella Settimana Santa, durante la quale la Chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita. Siamo tutti invitati a celebrare con attiva partecipazione e intensità di fede questi giorni che segnano il centro di tutto l’anno liturgico e della nostra vita cristiana. Celebrando nella liturgia i misteri della Passione e morte del Signore, siamo chiamati a rinnovare tutta la nostra vita e compiere in noi il passaggio dalla morte al peccato alla risurrezione nella vita nuova che il Signore ci dona con la sua Grazia,con la forza e la dolcezza del suo Santo Spirito.
In questi giorni è opportuno accostarsi a ricevere il sacramento della riconciliazione (confessione). Culmine di questa settimana e di tutto l’anno liturgico è il sacro Triduo della Passione e Risurrezione del Signore, in quanto Cristo ha compiuto l’opera della Redenzione degli uomini e della perfetta glorificazione di Dio, dove il Signore “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ci ha ridato la vita”.
Invito tutti ad osservare gli orari delle celebrazioni per vivere ed essere presenti e partecipi a questo grande momento di Grazia. Lo ricordo e lo ribadisco: celebrare gli eventi in cui Cristo ha dato la vita per noi, non significa ricordare dei fatti storici accaduti tanto tempo fa,ma nella liturgia noi rinnoviamo, rendiamo cioè ancora vivi gli effetti della redenzione operata da Cristo nei nostri confronti.
Non è quindi un ripetere dei gesti, ma renderli presenti ed efficaci qui ed ora, per la nostra vita. Sia per tutti allora la settimana che si apre, davvero una settima santa, dove celebrando la Passione, morte e Risurrezione del Signore, possiamo rinnovare la nostra vita nella fede, nella carità e nella speranza. Possa il Signore risorgere nei nostri cuori, nella pieghe del nostro quotidiano vivere, perché liberati dal male sappiamo vivere con gioia e nella pace vera la nostra vita cristiana.
Cordialmente, Don Nunzio
volevo riportare e condividere con voi una riflessione di mons. Bruno Forte, intorno all’importanza e al valore della preghiera. La riporto:
”Mi chiedi: perché pregare? Ti rispondo: per vivere.
Sì: per vivere veramente, bisogna pregare. Perché? Perché vivere è amare: una vita senza amore non è vita. È solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato dall’amore. Come la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è raggiunta dai raggi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall’amore.
Ora, l’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con l’amore di Dio, il più grande e ver più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità.
Pregando, ci si lascia amare da Dio e si nasce all’amore, sempre di nuovo... Mi dici: ma io non so pregare! Mi chiedi: come pregare? Ti rispondo: comincia a dare un po’ del tuo tempo a Dio.
Fissa tu stesso un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente, ogni giorno, quando senti di farlo e quando non lo senti. Cerca un luogo tranquillo, dove se possibile ci sia qualche segno che richiami la presenza di Dio (una croce, un’icona, la Bibbia, il Tabernacolo con la Presenza eucaristica…). Raccogliti in silenzio. Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tumulto: non aver paura di dirGli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo dolore, il tuo peccato e la tua incredulità... Tutto questo, mettilo nelle mani di Dio: ricorda che Dio è Padre che tutto accoglie, tutto perdona, tutto illumina, tutto salva. Ascolta il Suo Silenzio: non pretendere di avere subito le risposte. Persevera.
Non pretendere di afferrare Dio, ma lascia che Lui passi nella tua vita e nel tuo cuore, ti tocchi l’anima. Vedrai che di appuntamento in appuntamento la tua fedeltà sarà premiata, e ti accorgerai che piano piano il gusto della preghiera crescerà in te, e quello che all’inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello.
Capirai allora che ciò che conta non è avere risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nella preghiera sarà poco a poco trasfigurato. Così, quando verrai a pregare col cuore in tumulto, se persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pregato non avrai trovato risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come neve al sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di Dio e di lasciarti condurre docilmente da Lui, dove Lui ha preparato per te. Sappi, tuttavia, che non mancheranno in tutto questo le difficoltà. Lasciati amare da Dio: come una goccia d’acqua che evapora sotto i raggi del sole e sale in alto e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così lascia che tutto il tuo essere sia lavorato da Dio. Pregando, s’impara a pregare, e si gustano i frutti dello Spirito che fanno vera e bella la vita: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Pregando, si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio.Pregando, si vive.
Pregando, si ama.”
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 10 marzo 2013 – IV domenica di quaresima
il cammino della Quaresima giunge ormai a metà percorso. La Pasqua è più vicina. E’ la liturgia stessa che ce lo ricorda, presentando la IV Domenica di Quaresima come la Domenica “Laetare”. Un termine latino che significa rallegrati, che è quindi invito alla gioia. Gioia che riconosciamo dal fatto che siamo amati e perdonati dal Signore:è questa la motivazione fondamentale che spinge il cristiano a gustare a custodire la gioia e la pace del cuore.
Un modo concreto per sperimentare il perdono di Dio, e quindi la gioia della salvezza. è il sacramento della Riconciliazione (confessione). Vi invito sempre a considerarlo come un momento di Grazia, dove insieme al perdono ricevuto e accolto, il Signore ci rigenera e donandoci la sua Grazia, dona nuovo slancio alla nostra vita. E’ bene confessarsi una volta al mese. Ricordo che io e don Emilio siamo sempre a disposizione tutti i Sabati dalle 16.15 alle 17.15. L’ultimo sabato del mese anche al mattino e nel pomeriggio. E comunque chiunque avesse bisogno basta chiedere e siamo a disposizione.
Cari parrocchiani proseguiamo il nostro cammino di conversione verso la Pasqua, con la rinnovata convinzione nella fede che il Signore ci ama e vuole lui per primo la nostra salvezza e la nostra gioia, donataci con la sua morte e la sua risurrezione.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 3 marzo 2013 – III domenica di quaresima
Tuttavia,al di là della portata
emotiva che ha rivestito tale saluto,credo sia opportuno considerare le parole
di Benedetto XVI, che possono davvero aiutarci nel nostro percorso spirituale della
Quaresima.
“Cari fratelli e sorelle!
Grazie per il vostro affetto!
Oggi, seconda domenica di
Quaresima, abbiamo un Vangelo particolarmente bello, quello della
Trasfigurazione del Signore. L’evangelista Luca pone in particolare risalto il
fatto che Gesù si trasfigurò mentre pregava: la sua è un’esperienza profonda di
rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesù vive su
un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli
sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro (Lc 5,10;
8,51; 9,28).
Il Signore, che poco prima
aveva preannunciato la sua morte e risurrezione (9,22), offre ai discepoli un
anticipo della sua gloria. E anche nella Trasfigurazione, come nel battesimo,
risuona la voce del Padre celeste: «Questi è il figlio mio, l’eletto;
ascoltatelo!» (9,35).
La presenza poi di Mosè ed
Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, è quanto mai
significativa: tutta la storia dell’Alleanza è orientata a Lui, il Cristo, che
compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di
Mosè, ma verso il Cielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, è bello per noi
essere qui» (9,33) rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale
esperienza mistica.
Commenta sant’Agostino:
«[Pietro]…sul monte…aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto
scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di
sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa
condotta?» (Discorso 78,3: PL 38,491).
Meditando questo brano del
Vangelo, possiamo trarne un insegnamento molto importante. Innanzitutto, il
primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della
carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo
alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita
spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue
contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione
riconduce al cammino, all’azione. «L’esistenza cristiana – ho scritto nel
Messaggio per questa Quaresima – consiste in un continuo salire il monte dell’incontro
con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in
modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3).
Cari fratelli e sorelle,
questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo
momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a
dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non
significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché
io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con
cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e
alle mie forze.
Invochiamo l’intercessione
della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella
preghiera e nella carità operosa.”
Accogliendo queste parole del
Papa,le vogliamo fare nostre e viverle nel quotidiano cammino di vita
cristiana.
Cordialmente,
Don Nunzio
Domenica 24 febbraio 2013 - II domenica di Quaresima
siamo tutti un po’ scossi dalla notizia delle dimissioni del santo Padre il Papa. Le reazioni della stampa e degli opinionisti si susseguono a raffica, esprimendo posizioni differenti e a volte esageratamente azzardate. Al di là di ogni considerazione, noi vogliamo dire il nostro grazie a Benedetto XVI per essere stato in questi otto anni di pontificato guida sicura e testimone di vita cristiana. Mentre riconosciamo nel suo gesto un grande segno di umiltà e coraggio, lo vogliamo ricordare con affetto filiale nella preghiera. A questo proposito, riporto le parole del Santo Padre pronunciate lo scorso 13 Febbraio nella udienza del Mercoledì delle ceneri, dove spiega in maniera chiara e sofferta il motivo della sua decisione:
”Cari fratelli e sorelle, come sapete - grazie per la vostra simpatia! - ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005.
Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede.
Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e per la preghiera con cui mi avete accompagnato. Grazie! Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni, per me non facili, la forza della preghiera, che l’amore della Chiesa, la vostra preghiera, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà”.Mentre accogliamo quanto il Papa ha pensato e deciso, non dimentichiamo, come lui ci ha indicato, di pregare per la Chiesa. Riconosciamo che essa è stata voluta da Cristo ed è sostenuta dalla Spirito Santo: non dobbiamo temere. Impariamo ad amarla, a considerarla come il luogo e lo spazio in cui crescere nella vita cristiana. Non dimentichiamo poi che noi tutti,in quanto battezzati,siamo Chiesa,cioè il popolo di Dio,amato e redento dalla Croce e Risurrezione di Cristo. Sentiamoci protagonisti e responsabili della testimonianza cristiana che dobbiamo recare con la nostra vita di fede. E’ anche dal nostro impegno,dalla nostra fedeltà personale alla Parola di Gesù che dipende la bellezza e la fecondità spirituale della Chiesa stessa.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 17 febbraio 2013 - I domenica di Quaresima
la Quaresima che da pochi giorni abbiamo iniziato è un percorso spirituale che ci conduce alla Pasqua. Attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, le opere di carità e la penitenza, siamo invitati a convertirci, a rendere cioè la nostra vita conforme al Vangelo di Gesù, compiendo ogni giorno con disponibilità la volontà di Dio.
Tra gli altri, la Quaresima ci invita alla moderazione, alla sobrietà, al digiuno (non solo di ordine alimentare). Ma cosa si intende esattamente per digiuno quaresimale e quale è lo scopo? Quale il digiuno prescritto dalla Chiesa?
Quello del digiuno quaresimale rischia talvolta di diventare un impegno vanificato o interpretato a nostro uso e consumo. A volte viene confuso con l’assunzione di “fioretti” che più che avvicinarci al Signore, tendono a nutrire il nostro orgoglio, diventando una sfida con noi stessi. Spesso poi si tralascia di prenderlo in considerazione, perché lo si ritiene una pratica superata, oppure riservata solo ad alcuni addetti ai lavori (monaci o religiosi), non confacente alla gioia del Vangelo. Ci domandiamo dunque quale valore e quale senso abbia per noi cristiani il privarci di un qualcosa che sarebbe in se stesso buono e lecito per il nostro sostentamento o per la nostra vita in genere.
Il digiuno è segno del nostro vivere la Parola di Dio. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio sull'esempio di Cristo che disse: ”Mio cibo è fare la volontà del Padre”. E’ pure segno della nostra volontà di espiazione, capacità di dominio di sé di fronte ai vari appetiti che animano la nostra vita e che, spesso, rischiano di dominarci. Quello consigliato per la Quaresima non si esaurisce solo in ordine al digiuno alimentare,ma questa pratica deve condurci ad astenerci dal peccato, dai vizi, dalle cattive abitudini di cui spesso è avvolta la nostra vita. Pertanto, il digiuno può e deve essere visto come un allenamento alla moderazione, alla sobrietà, alla semplicità. Un esercizio che ci abitua a valutare l’essenziale e a togliere ciò che è di troppo. Il digiuno si accompagna con la temperanza. La disciplina del corpo aiuta lo Spirito, come l’esercizio fisico aiuta e rafforza la capacità di un atleta. Del resto, credo che tutti ce ne rendiamo conto, il corpo appesantito o inebriato non è aiutato al raccoglimento e alla preghiera. L’attenzione a questa pratica evangelica abitua anche ad essere vigilanti, disciplinati e costanti nel vivere il nostro rapporto con il Signore.
Accogliamo allora questo invito, perché la Quaresima diventi per tutti un tempo propizio di conversione e di crescita cristiana.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 10 febbraio 2013 - V domenica del tempo ordinario
Lunedì 11 Febbraio si celebra la Giornata mondiale del malato. Il tema, scelto dall'ufficio nazionale CEI per la pastorale della Salute, recita così: “Il buon Samaritano: Va e anche tu fa lo stesso” (Lc 10,37). Perché questo tema? Perché leggendo questa pagina così conosciuta corriamo il rischio del “sapere già come si deve fare”.
Chi condivide il cammino con una persona ammalata sa invece che il sapere teorico deve umilmente e a volte dolorosamente lasciare spazio al vissuto concreto delle persone. Proprio in questi momenti aumenta la speranza di incontrare sul proprio cammino persone capaci di sostenerci, confortarci, consolarci proprio come è capitato allo sventurato nel Vangelo.
La parabola pone al centro del suo interesse il volto del fratello bisognoso che interpella la nostra carità e la conseguente responsabilità evangelica (la compassione). Per poter giungere ad una relazione autentica e libera con una persona sofferente è importante una conoscenza profonda di sé e l’umiltà di chi ha fatto esperienza che nel proprio cuore è presente anche una parte degli altri due personaggi che nel brano evangelico “vanno oltre”. Il Samaritano, invece, mostra reale compassione, si compromette con lui per divenire vera consolazione. L’invito ad ogni operatore e alle comunità cristiane è di farsi sempre più attenti e capaci di accompagnare spiritualmente le persone ammalate e sofferenti per portare loro la luce e la grazia del Signore. Ricuperiamo l’atteggiamento di solidarietà e di vicinanza cristiana verso tutti coloro che soffrono. In questo anno della fede sentiamoci tutti pronti e impegnati a riconoscere, in quanti chiedono il nostro amore, il volto del Risorto. La Quaresima, che si apre Mercoledì 13 Febbraio,segni per tutti noi un tempo di Grazia e di conversione. Attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, la carità e l’impegno penitenziale impegnamoci a rinnovare la nostra fede e a rendere così la nostra vita sempre più cristiana, cioè costruita sul progetto che Dio ha su ciascuno di noi.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 3 Febbraio 2013 - IV domenica del tempo ordinario
celebriamo in questa prima Domenica di Febbraio la XXXV Giornata per la vita. E’ n invito, un occasione per riflettere e pregare intorno al donodella vita, che abbiamo ricevuto dal Signore. Come ogni anno, in questa occasione, c’è un messaggio proposto dai Vescovi italiani che ci aiuta a considerare in modo cristiano questa giornata. Il titolo di tale messaggio è “Generare la vita vince la crisi”. Siamo quindi invitati a prendere consapevolezza e coscienza della bellezza della vita stessa che, nonostante i problemi, le difficoltà, merita di essere vissuta felicemente. Siamo chiamati a darle senso, significato e valore in ogni sua fase e in ogni suo momento.
Riconosciamo che quello che ci è dato con la vita non è una casualità, ma è dono che viene da Dio e pertanto siamo sollecitati a darle un volto, a farne di essa un qualcosa di meraviglioso e significativo per noi e per le persone che ci sono affidate. Diventiamo testimoni della vita costruendola secondo i valori evangelici. A questo proposito, lascio alla vostra lettura e riflessione il celebre inno alla vita di Madre Teresa di Calcutta. Merita di essere considerato e di farlo diventare un programma per la nostra vita:
La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza,ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila. (Madre Teresa di Calcutta)
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 27 Gennaio 2012 - III domenica del tempo ordinario
con la festa odierna del Battesimo di Gesù, viene portato a compimento il tempo liturgico del Natale. Si tratta di un evento molto importante nella vita terrena di Gesù, riportato fra l’altro da tutti e 4 gli evangelisti, fatto piuttosto raro, e richiamato pure nella predicazione cristiana degli Atti degli apostoli. Gesù, che non aveva motivo di pentirsi di colpa alcuna, ha voluto farsi solidale e vicino a noi fino ad abbassarsi e chinarsi sulle nostre miserie. Soprattutto, però,il Vangelo di oggi narra della grande manifestazione trinitaria: l’apertura del cielo, la manifestazione dello Spirito Santo, la Voce del Padre. E’ l’inizio del ministero pubblico di Gesù, perchè attraverso questa investitura il Signore riceve una sorta di ordinazione messianica, viene riconosciuto e dichiarato dal Padre come Colui che è inviato per salvare le genti. Da questo evento nasce pure la chiamata a vivere il proprio battesimo, consapevoli di possedere lo Spirito di Dio e la vita nuova che ci è donata, comportandoci da figli di Dio per testimoniare la vita divina, la sola verità che rende l’uomo libero. Ci domandiamo allora: come consideriamo il dono del Battesimo nella nostra vita? Cosa significa per noi essere cristiani?
Ricevuto da bambini, accolto come dono insieme alla vita da parte dei genitori, questa realtà deve aiutarci a riflettere sull'importanza e la responsabilità della crescita cristiana, come itinerario che porta ogni credente a diventare discepolo del Signore. Il Battesimo è dono, però chiesto, accolto con responsabilità dai genitori. Il germe divino è chiamato a crescere, fiorire, portare frutto grazie alla cura che in primis i genitori e poi tutta intera la comunità offrono alla nuova creatura. L’impegno quindi ad educare i propri figli alla fede, insegnando loro a pregare e in ogni fase della loro crescita indicando loro la proposta cristiana quale progetto di vita. Una volta portato a maturazione, ogni cristiano deve rendersi consapevole di questo dono, vivendolo. La fede, la vita cristiana è una realtà dinamica, cioè va sempre rinnovata oltre che curata e amata. Essere cristiani non significa vivere una generica bontà, o una religione delle buone maniere, ma custodire e alimentare il dono di Dio che è in noi: lo Spirito Santo. Questo dono cresce e si sviluppa con una scelta di vita, dove Cristo diventa il centro essenziale del nostro essere e agire. Attraverso la vita spirituale, fatta di preghiera, ascolto della Parola, accoglienza dei Sacramenti, impegno nella carità, ci viene donato lo Spirito Santo, che ci dona la forza e la capacità di comprendere e attuare la volontà del Signore. Tale presenza ci rende sensibili a Dio e quindi capaci di gustare la presenza del Signore in mezzo a noi, dentro di noi.
Cordialmente, Don Nunzio
la celebrazione dell’Epifania completa e realizza il grande mistero del Natale. Nella figura dei magi, protagonisti del Vangelo di oggi, sono raccolti tutti i popoli della terra, chiamati ad incontrare Cristo, la luce del mondo, il verbo fatto carne, la salvezza resa visibile: è la celebrazione della manifestazione di Gesù a tutta l’umanità intera, il piano di salvezza di Dio che si rivolge ad ogni uomo della terra.
E’ quindi una festa che ci impegna a pensare alla dimensione missionaria della nostra fede. Gesù, che è dono del Padre, ricevuto e accolto nella nostra vita, non è un tesoro da custodire gelosamente, ma è dono da condividere e annunciare, far conoscere, testimoniare. Per questo motivo oggi la Chiesa ricorda e prega per tutti i missionari, perchè la luce del Vangelo, sia portata e annunciata ad ogni uomo della terra.
Oggi, nell’incontro di preghiera con i ragazzi, porteremo le offerte per la missione di P. Enrico Uggè, frutto delle rinunce compiute durante il cammino dell’Avvento. Inoltre, verrà consegnato un piccolo premio e riconoscimento a tutti coloro che hanno partecipato al concorso presepi.
Sì, il Natale è passato, ma non dobbiamo dimenticare ciò che abbiamo celebrato, vissuto, compreso, sperimentato. La luce che ha illuminato il mondo, suscitando la lode e lo stupore di chi ha visto deve permeare i nostri sentimenti e ci deve portare ad un rinnovato impegno di vita cristiana.
Cordialmente, Don Nunzio
Domenica 30 dicembre 2012, SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE - Festa
abbiamo celebrato con gioia e fede il Natale del Signore. In questi giorni facciamo risuonare nel nostro cuore la Grazia che la nascita di Cristo è venuta a portare nella nostra vita.
Vi propongo una riflessione di un autore spirituale che ci aiuta a cogliere ulteriormente la gioia e la bellezza del Natale del Signore.
Perché sono nato,dice Dio.
Sono nato nudo, dice Dio, perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero, perché tu possa considerarmi l’unica ricchezza.
Sono nato in una stalla perché tu impari a santificare ogni ambiente.
Sono nato debole, dice Dio, perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore, perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono nato di notte, perché tu creda che posso illuminare qualsiasi realtà.
Sono nato persona, dice Dio, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato uomo, perché tu possa essere Dio.
Sono nato perseguitato, perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità, perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio,per portare tutti alla casa del Padre.
Mentre rinnovo i miei auguri per un felice 2013, vi ricordo la possibilità di seguire le iniziative e le proposte della nostra parrocchia su nostro sito che potete consultare al seguente indirizzo:
parrocchia-zorlesco.blogspot.com
AUGURI!
Cordialmente, Don Nunzio
È nato per voi un salvatore
Gesù salvatore nuovo sole che sorgi
nella notte di Betlemme rischiara la nostra mente,
riscalda il nostro cuore, perché comprendiamo
il vero e il bene come splende ai tuoi occhi
e camminiamo nel tuo amore.
Il tuo vangelo di pace
giunga sino ai confini della terra
perché ogni uomo si apra
alla speranza di un mondo nuovo.
Venga il tuo regno, Signore.
Buon Natale